Per gli infermieri il codice deontologico (C.D.) ha una sua finalità?
Si, se ha come scopo la tutela della professionalità, ma…è sempre cosi?
Ecco cosa recita l’art. 49 del codice deontologico: “L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale”.
La lettura di tale articolo del C.D ha un sapore amaro, per tutti i professionisti i quali ogni giorno devono compensare carenze organizzative, strutturali e strumentali dell’azienda sanitaria. Tutto questo nel nome dell’interesse primario degli assistiti, come spesso ci viene ricordato da coloro che “avrebbero” il dovere di marginare e correggere le inefficienze stesse.
Ecco quindi concretizzarsi per l’infermiere il Demansionamento, il quale sotto mentite spoglie vuole apparire come Professionalità.
Adesso anche la Presidente della Federazione Nazionale IPASVI Barbara Mangiacavalli afferma:
“Né si può immaginare un utilizzo “improprio” dei
professionisti per far fronte sempre alle carenze. Con la “scusa” che il
personale non c’è e utilizzando come un’arma impropria norme deontologiche
scritte per le emergenze e la tutela degli assistiti, si utilizzano professionisti per
funzioni inferiori a quelle previste dal loro livello contrattuale, rendendo questa
pratica non una soluzione per l’emergenza, ma un’abitudine. Con buona pace
dei contratti, del diritto del lavoro e anche del buonsenso che dovrebbe far
capire quanto un professionista già costretto a turni massacranti per svolgere
la sua attività, può essere ancora di più provato fisicamente, ma anche
psicologicamente e moralmente, a dover svolgere funzioni non sue,
semplicemente per una disorganizzazione dei servizi “.
Appare evidente che anche chi ha il potere di legiferare il Codice Deontologico si sente tradito dall’utilizzo improprio dello stesso.
Sarebbe il momento di una revisione del C.D?.
Noi diciamo Sì!!!
Al fine di favorire tutti coloro (Associazioni sindacali e non, singolo professionista) che lottano ogni giorno per il rispetto della Professione Infermieristica.
La crescita della nostra professione, sta percorrendo da oltre 20 anni una strada lunga e tortuosa raggiungendo solo migliorie legislative le quali generano spesso solo doveri e quasi mai diritti. In questo percorso il C.D dovrebbe assumere un ruolo di rilievo, tutelando la professionalità di noi tutti. Il Regolamento di comportamento degli infermieri non deve lasciare a nessuno una libera interpretazione, ancor di meno a chi ci vuole professionisti da una parte ma contemporaneamente dei “tutto fare” a tutela di interessi altrui, non di certo dell’assistito.
Il Coina ha invitato più volte i colleghi a denunciare i disservizi (carenze organiche, organizzative, strutturali e strumentali) rischiosi per la nostra professionalità e per rispetto di chi si affida alla nostra assistenza, con dei moduli da far pervenire alle sigle sindacali e SITRA, in nome dell’art. 48 del C.D che recita: “L’infermiere, ai diversi livelli di responsabilità, di fronte a carenze o disservizi provvede a darne comunicazione ai responsabili professionali della struttura in cui opera o a cui afferisce il proprio assistito”.
L’interpretazione di quest’ultimo articolo del C.D mette l’accento sulla capacità di un Professionista (Infermiere) di riconoscere e di dover avvertire chi (dirigenza) ha la responsabilità e svolge un ruolo atto alla soluzione di tutte quelle condizioni di rischio per il lavoratore e per l’utenza; garantendo il rispetto per le esigenze dell’assistito e la professionalità dell’infermiere.
La segreteria COINA
1 thought on “Codice deontologico più croce che delizia per l’infermiere”
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