Istituto della flessibilità oraria in ingresso per gli infermieri


Non avremmo mai pensato di dover scrivere un articolo sulla flessibilità oraria prevista dai vari CCNL.

Perché, allora, scrivere un articolo sulla flessibilità orario in ingresso dedicata solo agli infermieri?

Semplicemente, perché alcune sigle sindacali stanno strumentalizzando questo istituto scambiandolo con un eventuale indennità di tempo tecnico di vestizione/svestizione della divisa da lavoro, che deve essere invece inserita nel normale orario di lavoro.

Ma andiamo per ordine.

Per flessibilità oraria in ingresso si intende la tolleranza del ritardo nel timbrare (15’) il cartellino. Ne consegue che quei 15 minuti di tolleranza o ritardo, dovranno essere recuperati in uscita.

Il Contratto Collettivo di Lavoro della Fondazione Policlinico Gemelli stabilisce all’art 29 co. 4: ” L’orario di lavoro prevede una flessibilità in ingresso della durata massima di trenta minuti per il personale non turnista e della durata massima di quindici minuti per il personale turnista“, prosegue poi con il comma 5 sempre dello stesso articolo ” Il personale appartenente alla categoria D e Ds che non svolge attività di front office o turni in generale può effettuare la propria prestazione lavorativa giornaliera prevista nell’ambito di una fascia oraria predefinita che va dalle ore 7.00 alle ore 21.00 per il personale sanitario e dalle 8 alle 20.00 per il restante personale, senza dover produrre giustificazione per le entrate e le uscite diverse dall’orario standard….

Quindi la flessibilità oraria in ingresso, non è una esclusiva del personale infermieristico anzi, è più una prerogativa del personale amministrativo, tanto passare da un minimo di trenta minuti fino ad arrivare ad una flessibilità di una o due ore, sempre in ingresso.

Secondo qualcuno, grazie all’istituto della flessibilità in ingresso, l’infermiere ne trarrebbe un beneficio perché avrebbe il tempo tecnico per indossare la divisa.

Qui i dubbi e le perplessità aumentano in modo esponenziale.

Come fa un infermiere che arriva con 15 minuti di ritardo ad avere più tempo per vestirsi ed essere puntuale in reparto???

Eppure quello che si dice nei corridoi sindacali è proprio questo!!!!

L’infermiere gode di un istituto esclusivo di flessibilità, che ne beneficia per aver più tempo per indossare la divisa e quindi non ha nessun diritto per un eventuale riconoscimento del tempo tecnico di vestizione.

A questo punto ognuno può farsi l’opinione che vuole!!!

Appare abbastanza evidente che più che una esclusiva flessibilità per l’infermiere sembra una evidente sperequazione di trattamento, visto che solo l’infermiere ha una flessibilità ridotta ai minimi termini e che è stata la stessa amministrazione nella trattativa contrattuale a voler inserire questo istituto di flessibilità in ingresso a tutti i lavoratori.

Perché barattare una flessibilità garantita a tutti con il tempo tecnico di vestizione da inserire nell’orario di lavoro???

A questo punto, se dovesse rimuovere la flessibilità in ingresso per gli infermieri, dovrebbe essere rimossa a tutti i lavoratori, soprattutto perché presenta le caratteristiche peculiari di disparità di trattamento tra categorie.

Lo stesso Direttore SITRA ha affermato che nessun infermiere ha mai subito una sanzione disciplinare per essere arrivato in ritardo, questo ribadisce il fatto che per l’infermiere l’orario flessibile non è un istituto per lui consono visto che arriva sempre 15-20 minuti prima dell’orario di lavoro ufficiale, proprio perché necessita del tempo tecnico di vestizione e svestizione ormai riconosciuto da sempre più aziende sanitarie a colpi di ricorsi collettivi di infermieri o da accordi con le OO.SS..

A chi conviene veramente mantenere la flessibilità in ingresso???

Agli infermieri o a i non turnisti in primis personale amministrativo??

A voi le logiche deduzioni.

La Redazione CoinaNews