La violazione del D.Lgs 66/2003 costa milioni di euro all’Aziende Sanitarie

Finalmente dopo circa 10 anni l’Italia recepisce una normativa europea sull’orario di lavoro cosi nasce il Decreto Legge 66 del 8 aprile 2003.

Nel corso di questi 12 anni dalla sua nascita, l’abuso di questo decreto è pressoché giornaliero per alcune figure professionali, in primis quella infermieristica, ma di sanzioni, multe o indagini però non c’è luce o quasi.

In questo ultimi giorni è notizia dell’indagine del Procuratore di Torino Dr. R. Guariniello il quale ha inflitto una multa alla ASL di Torino di qualche migliaio di euro.

Cercando su internet però vi è un’indagine più interessante fatta dalla Direzione Regionale del Lavoro per la Lombardia (leggi articolo) la quale vista la carenza di organici e il mancato rispetto della pausa di undici ore tra un turno e l’ altro, e il superamento delle 13 ore, ha fatto controlli a tappeto, infliggendo multe fino a 15 milioni di euro.

Con questa multa ogni Azienda Sanitaria andrebbe al collasso, ma è anche vero che se viene inflitta una multa cosi pesante, questo vuol dire che la violazione del D.Lgs 66/2003 non è saltuaria ma è ben strutturata nella turnazione del personale, soprattutto per gli infermieri.

Se nel 2007 non c’era il blocco del turn-over, oggi con tutte le problematiche attuali e carenze croniche strutturali, le multe per molte aziende sarebbero dell’ordine di decine di milioni di euro.

Se da domani ogni lavoratore presentasse denuncia alla Direzione Provinciale del Lavoro, secondo voi quante violazione del D.Lgs 66/2003 troverebbero nelle Aziende?

Incalcolabili!!!!

Ogni giorno ci vengono segnalate violazione contrattuali e per questo vengono inflitte sanzioni disciplinari ai nostri colleghi, perché giustamente si deve rispettare il contratto.

Allora perché quando sono i lavoratori a richiedere il rispetto degli articoli contrattuali non vi è risposta o si chiede di essere tolleranti??

Con l’avvento del JobAct e i nuovi contratti a tutele crescenti, il lavoratore rischia di essere sempre più sfruttato.

A questo punto l’unica arma è il rispetto dei diritti dei lavoratori, da difendere in tutte le sede competenti per non essere poi accusati, come nella sentenza della Cassazione n. 16260 del 6/3/2013, di mancata comunicazione ai superiori per la risoluzione dei problemi a conoscenza.

Meditate gente!!

La redazione