Qualità di vita lavorativa e qualità di vita privata del personale sanitario

La salute e la qualità di vita negli ambienti di lavoro, sono diventati temi a cui il management sanitario volge una sempre maggiore attenzione. Le organizzazioni sanitarie stanno sempre più riflettendo sul fatto che i contesti di lavoro possono contribuire a creare benessere o malessere e influire direttamente sia sullo stato di salute del professionista sanitario che sul benessere organizzativo dell’azienda sanitaria stessa.

Con il termine di salute organizzativa ci si riferisce quindi alla capacità di un’Azienda sanitaria non solo di essere efficace e produttiva in termini di “salute erogata all’utente”, ma anche di crescere e svilupparsi promuovendo e mantenendo un adeguato grado di benessere fisico e psicologico degli operatori sanitari.

Questi cambiamenti sono stati già recepiti dalla normativa vigente; il recente Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali n.2108 del 12/10/2017 all’art. 1 “…definisce i criteri e le modalità dell’utilizzo delle risorse finanziarie (….) per la promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata attraverso la stipula di contratti collettivi aziendali…”.

Molti studi evidenziano una forte correlazione tra il lavoro dell’infermiere e la sua qualità di vita extra lavorativa. Come evidenziato da alcuni di essi (Pisanti et al., 2011; Tabolli et al., 2006) il lavoro può diventare una forte causa di stress che si ripercuote sulla vita personale e privata con un aumento del numero di disturbi psico-fisici ed una diminuzione del livello di soddisfazione lavorativa e personale.

Nell’ambiente di lavoro si trascorre infatti una gran parte del proprio tempo con una notevole dispendio di energia fisica e psichica; proprio per questo il lavoro dovrebbe garantire una certa soddisfazione personale e garantire una possibilità di crescita, apprendimento e valorizzazione delle proprie capacità, affinché il carico di lavoro non si ripercuota negativamente sulla propria vita privata.

In uno studio condotto in otto diverse strutture sanitarie è stato dimostrato che la qualità di vita degli infermieri è notevolmente influenzata dalla loro soddisfazione lavorativa (Chiu et al. 2007). E’ stato anche evidenziato che lo sviluppo e la diffusione di una positiva cultura organizzativa tra gli infermieri risulta positivamente correlata con la loro qualità di vita, e che questa incide anche positivamente sulla riduzione del turn over. Da una indagine svolta nel 2000 dalla Fondazione Europea di Dublino risulta che gli infermieri e in generale gli operatori sanitari risultano la categoria statisticamente più colpita dai sintomi dello stress (Camerino et al. 2010).

Le professioni sanitarie hanno infatti al loro interno delle peculiarità che possono costituire fonte di stress e ripercuotersi negativamente sulla vita sia privata che lavorativa del professionista.

L’esposizione protratta a situazioni potenzialmente logoranti quali affaticamento, orari di lavoro, turni prolungati, incertezza sulla propria situazione lavorativa, contatto continuo con la sofferenza e la malattia, influisce significativamente sulla salute dei lavoratori aumentando l’insorgenza di disturbi metabolici, cardiovascolari, immunitari che possono essere attribuiti allo stress. Inoltre le situazioni di difficoltà legate alla gestione concomitante del carico di lavoro e l’alternanza dei turni con gli impegni familiari, rende il professionista sanitario maggiormente esposto a disturbi da stress.

La qualità della vita lavorativa, costituisce un aspetto rilevante per la salute ed il benessere individuale extra lavorativo e la sua valutazione risulta fondamentale nella necessità di programmare e attuare interventi preventivi.

Altri studi hanno evidenziato che i contesti di lavoro caratterizzati da mancanza di autonomia decisionale, mancanza di supporto da parte del management, mancanza di riconoscimenti e apprezzamenti, mancanza di considerazione per i problemi personali, eccessivo carico di lavoro e continuo cambiamento della natura dei compiti si concretizzano come fattori che si ripercuotono negativamente sulla qualità della vita privata (Cortese et al., 2008).

Il Coina ha portato avanti con tenacia, nel tentativo di concretizzare per tutti i dipendenti i benefici della norma, numerose proposte quali:

– l’implementazione dell’accesso all’asilo nido dell’azienda,

– la tutela della turnazione opposta nel caso di genitori entrambi turnisti,

– politiche di aggiornamento/formazione al rientro dalla maternità,

– la flessibilità dell’orario in entrata e uscita secondo le specifiche del contesto lavorativo,

– la tutela della programmazione, con ragionevole preavviso, dell’orario di servizio secondo i termini di legge (Sentenza della Corte appello di Torino 12/4/2017, Sentenza Corte di Cassazione n. 12962 del 21 maggio 2008 articolo 10 della Legge n. 138/1958, Direttiva 93/104/Comunità Europea) tali che ciascuno abbia il diritto di poter programmare la propria vita familiare e personale.

Si augura che l’esigenza di sviluppare forme di conciliazione dei tempi di vita e lavoro attraverso il perseguimento di un maggiore equilibrio tra necessità organizzative e funzionali dell’azienda per la quale si lavora e i tempi di vita personale e familiare addivengano a soluzioni più concrete e immediate, stante a volte la difficoltà dei dipendenti a conciliare gli stessi di turni di lavoro dei coniugi, con evidenti difficoltà nella gestione dei minori.

Si auspica che questo decreto trovi una concreta applicazione favorendo tutti i lavoratori, anche i turnisti, i quali invece spesso sono esclusi e penalizzati dalle disposizioni messe in atto dall’azienda.

Lavorare in un contesto organizzativo che permette di migliorare la qualità di vita del personale, volta a favorire la crescita professionale, a tutelare l’interesse professionale e la vita familiare può essere sicuramente un elemento che sancisce l’appartenenza dell’individuo alla propria azienda. Un clima lavorativo, in cui vige il benessere organizzativo, si ripercuote inevitabilmente sulla qualità della vita lavorativa e di conseguenza positivamente sulla qualità dell’assistenza erogata al paziente/utente.

La redazione CoinaNews

SB

Bibliografia

  • Camerino D., Mansano Sarquis L.M. (2010). Condizioni di lavoro, salute e benessere del personale infermieristico in Europa. Professioni Infermieristiche, 63:53-61

  • Chiu M.C.,Wang M.J., Lu C.W. et al. (2007). Evaluating work ability and quality of life for clinical nurses in Taiwan. Nursing Outlook, 55(6)318-26

  • Cortese C.G., Ghilsieri C., Colombo L. (2008). Le determinanti della soddisfazione lavorativa del personale infermieristico: il ruolo del conflitto lavoro-famiglia. La Medicina del Lavoro 2008, 99:371-386

– Pisanti R., Van Der Doef M., Maes S., Lazzari D., Bertini M. (2011). Job characteristics, organizational conditions and distress/well-being among Italian and Dutch nurses: A cross-national comparison. International Journal of Nursing Studies, 48 (7):829-837

– Tabolli S., Ianni C., Renzi C., Di Pietro P. (2006). Soddisfazione lavorativa, burn out e stress del personale infermieristico: indagine in due ospedali di Roma. Giornale Italiano Medicina del Lavoro ed Ergonomia, 28(Suppl 1):49-52

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