L’evoluzione delle professioni sanitarie in contrasto con il mancato riconoscimento economico/professionale. Possibili soluzioni per una sanità più competitiva

Lunedì 23 gennaio 2023, il Coina ha partecipato al Convegno “PROGETTI E SERVIZI EUROPEI PER LA SANITÀ DI ECCELLENZA E DI EMERGENZA – PROPOSTE PER LA SANITÀ IN REGIONE LAZIO”, organizzato dall’On. Luisa Regimenti (FI), con la presenza del Candidato alla Presidenza della Regione Lazio Avv. Francesco Rocca, portando diverse criticità del sistema sanitario regionale e possibili soluzioni.

L’intervento del Segretario Nazionale Coina, Marco Ceccarelli, ha evidenziato l’evoluzione delle professioni sanitarie degli ultimi 30 anni, in primis quella infermieristica, alle quali vengono riconosciute, dalle leggi e dalla giurisprudenza, le stesse responsabilità di tutti gli esercenti le professioni sanitarie (medici) ma non vi è stato un reale inquadramento contrattuale, né sociale, né tantomeno un adeguamento economico legato alle effettive competenze del professionista ma anche alle elevate responsabilità (vedasi Legge Gelli)

Il mancato riconoscimento economico, la mancata valorizzazione delle professioni sanitarie, la carenza organica strutturale, soprattutto di infermieri, genera un carico di lavoro non più accettabile sotto tutti i punti di vista con la conseguenza che la professione infermieristica non è più appetibile.

Tutto ciò comporterà che la carenza organica di oggi, voluta solo per scelte economiche, diventerà carenza di professionisti della salute con ovvio aggravio sul personale restante.

C’è poi la mancata rimozione del vincolo di esclusività, ormai obsoleto, che di fatto impedisce al professionista di mettere a disposizione le sue competenze avanzate al servizio della collettività.

Come Sigla sindacale abbiamo riscontrato un’altra “anomalia” da non sottovalutare: diversi colleghi sospesi dall’Ordine professionale, perché non vaccinati, non sono rientrati in servizio, poiché hanno trovato una soluzione lavorativa diversa che, a fronte di una minore retribuzione, li appaga di più perché ha reso la conciliazione vita lavoro più gestibile, vista l’eccessivo carico di lavoro e le difficoltà per un professionista legate al lavoro a turni.

Nella Question Time in Parlamento, di alcuni giorni fa, sull’introduzione di un salario minimo, il ministro Calderone ha risposto che l’Italia non prevederà l’introduzione del salario minimo, ma la giusta retribuzione del professionista verrà decisa con la contrattazione tra datori di lavoro e OO.SS.

Questa scelta anche se può sembrare corretta, crea diversi problemi, visto che i datori di lavoro, soprattutto quelli privati, non hanno, a loro dire, risorse necessarie per un rinnovo contrattuale (vedi sanità privata ferma da decenni) o risorse limitate per il rinnovo contrattuale.

Nel 2021 è stato rinnovato il CCNL sanità pubblica, ma nella sanità privata ci sono contratti scaduti da decenni (RSA). Parte di questo problema è dovuto al pagamento da parte della Regione Lazio di DRG fermi da troppi anni.

La sanità privata nel Lazio è spesso un’eccellenza e vanto per la Regione (vedi la Fondazione Policlinico Gemelli primo ospedale d’Italia e tra i primi 50 ospedali nel mondo) ma vede, dal punto di vista retributivo, professionisti sanitari di serie A e di serie B, data l’enorme differenza contrattuale che c’è tra il pubblico e il privato che, per il Coina, non è più tollerabile e che porterà visto il nuovo Concorso indetto dalla ASL Roma 2 (valido per tutta la Regione) ad una migrazione di infermieri dalla sanità privata a quella pubblica con le ovvie conseguenze lavorative per il personale restante.

Possibili soluzioni

Con la riforma del titolo V la sanità è stata decentrata a livello regionale, pertanto determinate risorse sono in capo alle Regioni con i pro e i contro che non vogliamo adesso elencare e con risorse che variano in base a parametri e bilanci. Però alcuni interventi potrebbero migliorare sia le condizioni di lavoro che di conseguenza la sanità regionale

Un professionista con la giusta retribuzione e la giusta valorizzazione crea un vantaggio competitivo per l’azienda.

Le Aziende sanitarie dovrebbero mappare le competenze di tutti i professionisti sanitari; evidenziare quali criticità o servizi possono essere migliorati e attraverso la banca dati delle competenze o attraverso percorsi formativi, si potrebbe in primis colmare il GAP e poi valorizzare il professionista.

Ormai in molte Aziende sanitarie ci sono nuovi ruoli professionali, nati negli ultimi anni, che hanno valorizzato la sanità. Ad esempio il ruolo delle Case Manager, Care Manager, Specialista nel Wound Care, Specialista Accessi venosi centrali (PICC Team) ecc., ma tutto ciò non ha dato seguito ad un reale riconoscimento economico legato alle effettive competenze avanzate post laurea; inoltre, tali maggiori competenze, determinano maggiori responsabilità a parità di trattamento economico.

L’errore in questo caso è stato quello di istituire nuove figure a costo zero per l’azienda, senza prevedere prima un nuovo inquadramento o riconoscimento economico aggiuntivo.

Il nuovo CCNL Sanità pubblica prevede un nuovo sistema degli incarichi e questa potrebbe essere una possibile soluzione normando una anomalia decennale.

Per quanto riguarda invece il rinnovo contrattuale nel settore sanitario privato, la Regione Lazio, a nostro avviso, dovrebbe intervenire in modo strutturale.

Per prima cosa devono essere aggiornati i DRG ormai obsoleti visti gli enormi costi in sanità che ci sono stati in questi ultimi anni o trovare soluzioni alternative visto l’elevato costo dei device.

Conseguentemente all’adeguamento dei DRG, si deve introdurre, nell’accreditamento per le strutture sanitarie, rinnovi contrattuali legati a quello delle sanità pubblica con una differenza percentuale minima o rinnovi entro un determinato tempo.

Nel caso di mancato adeguamento dei DRG si può valutare l’impegno della Regione a farsi carico dei successivi rinnovi contrattuale del cinquanta per cento dei fondi, così da evitare una classificazione di professionisti sanitari di serie A e professionisti sanitari di serie B, oltre a ridurre la migrazione di professionisti dal privato al pubblico.

Altra soluzione l’intervento dello Stato per definire un salario adeguato alla professionalità dei sanitari del comparto e rivedere il vincolo di esclusività per tutte le professioni sanitarie.

La Redazione Coinanews
MC