Si apre la tornata contrattuale: secondo il Governo ci saranno in media 156 euro di aumento per gli infermieri

Infermieri e professionisti sanitari stanchi, vessati, in eterna attesa che le nubi sul loro presente e soprattutto sul loro futuro si schiariscano. Si apre tra poche ore, 20 marzo, il tavolo di contrattazioni tra l’Aran e i sindacati ammessi alle trattative, la complessa e delicata “nuova stagione” della sanità italiana. Secondo il Governo e secondo di conseguenza le primissime stime dell’Aran, che ci ha tenuto a ribadirlo con una nota ufficiale di Palazzo Chigi, ci saranno in media 156 euro di aumento per gli infermieri.

Perchè di infermieri e di professionisti dell’area non medica si parla, e non è un caso che lo si faccia più che mai adesso. Le necessità, finalmente potremmo dire, legate alla cronica carenza di personale, sono state evidenziate in modo chiaro nell’atto di indirizzo del Comitato di Settore da parte delle Regioni.

In Italia mancano gli infermieri e non certo i medici! Ma soprattutto gli infermieri sono arrivati ad un punto di non ritorno. E se le fughe all’estero, le dimissioni volontarie e il calo dei laureati hanno la loro ragione di fondo in un sistema sanitario lontano anni luce dalla valorizzazione economico-contrattuale tanto attesa, con gli stipendi fermi al palo da circa 8 anni, la questione qui è diventata anche di natura strettamente psico-fisica. L’Italia non è più un “paese per infermieri”.

“Quasi 600 mila dipendenti, oltre la metà dei quali sono personale infermieristico.L’aumento medio di questa tornata contrattuale per gli infermieri e professioni sanitarie sarà di 156 euro. Nell’ultimo contratto, quello del triennio 2019-2021, gli aumenti tabellari medi avevano oscillato tra 60 e 98 euro a seconda dell’inquadramento.

Ma gli infermieri avevano anche ottenuto dei fondi ad hoc che avevano aumentato una voce della loro retribuzione, l’indennità di “specificità”, per un importo di 73€ mensile, mentre per le altre Professioni sanitari è stata prevista l’indennità tutela del malato di 41€ mensile. Una decisione presa anche per ricompensare lo stoico impegno dimostrato dal personale sanitario durante la pandemia.

Ma il nuovo contratto dovrà affrontare una altro effetto collaterale che si è manifestato con forza dopo la fine dell’emergenza Covid: il burn out del personale infermieristico. Turni e orari lunghissimi, con retribuzioni comunque più basse di quelle di altri Paesi e anche del privato, hanno determinato una “fuga” degli infermieri dal servizio pubblico. Di questo la direttiva consegnata all’Aran dalle Regioni, che sono i datori di lavoro degli infermieri, ne prende atto.

C’è, si legge, un «logoramento del personale dovuto anche a fenomeni di burn out e all’aumento dei tassi di intenzione di lasciare il lavoro che ha portato e potrebbe portare a una ulteriore significativa ondata di dimissioni tra gli operatori sanitari nei prossimi anni».

È un livello di allarme molto alto. Soprattutto un Paese come l’Italia dove, ricorda la stessa direttiva delle Regioni, la popolazione continua ad invecchiare e dunque la domanda di servizi sanitari tenderà ad aumentare. «Il sistema sanitario italiano», si legge nella direttiva, «potrebbe non essere in grado di far fronte a questi cambiamenti”. 

Doveroso da parte di sindacati come il nostro, che assistono all’inizio delle trattative come spettatori, ma non certo passivi, sarà quello di seguire passo passo quanto accadrà per informare i nostri iscritti e i nostri lettori. Lo faremo con lo spirito che contraddistingue i contenuti che portiamo avanti da tempo e in coerenza con le nostre battaglie. La speranza è che davvero si mettano in atto cambiamenti concreti.

E se davvero questo contratto non sarà solo una questione di cifre, lo sappiamo bene che le risorse sono limitate, sarebbe già un enorme evoluzione quella di rivedere un severo rispetto degli orari di lavoro, evitando che gli infermieri possano essere ancora chiamati a turni infiniti nei reparti. Sappiamo bene, però, che la coperta è corta, e che per arrivare a questo occorre sanare la carenza infermieristica. Senza infermieri non esiste presente, non esiste futuro per la sanità italiana!

La Redazione CoinaNews